Mese: Marzo 2017

Scuola?

Mi sono diplomato nel 98 come perito informatico, e lì mi sono fermato.

Niente laurea, mi sarebbe piaciuto, ma avevo deciso di cominciare a lavorare e mantenermi da solo.

 

I cinque anni di superiori li ho fatti all’ITIS, i primi due erano comuni a tutti gli indirizzi, i tre successivi erano invece specifici.

Nel biennio di informatica ce n’era poca.

La maggior parte era laboratorio, dove si usava Lotus 1-2-3 per simulazioni e calcoli per la materia di Fisica.

Ricordo i mitici M24 della Olivetti, già anzianotti allora, ma che hanno supportato, e sopportato, anni e anni di maltrattamenti di studenti che li hanno usati come immondezzaio per qualsiasi cosa saltasse loro in mente.

Monitor a fosfori verdi, case enormi, tastiere grosse e pesanti, tutto in quei pc faceva pensare a “questo è un computer serio, è da lavoro, mica per giocare”.

E non era mica sbagliato. Lasciate perdere le fighetterie dei Mac di oggi, con l’estetica ricercata, la tastiera wireless, il mouse che sembra una scultura moderna; quello era un pc che avresti potuto buttare dal primo piano, e avrebbe continuato a funzionare come niente fosse. Niente fronzoli, solo sostanza, affidabilità e lunga durata.

 

Tornando al laboratorio: virus a manetta, ricordo che uno degli M24 aveva quello che faceva “cadere le lettere”, creando una cascatella di caratteri che scendevano giù, stile Matrix.

Gli hd di quei pc rigurgitavano di porcherie: Dos a cui mancavano degli EXE, gli 1-2-3 che andavano a banane tutte le volte che c’era da stampare (“uhm… mi mancano 50kb sul disco fisso per copiare questo gioco, ‘spetta che faccio un po’ di spazio. Ma si, cancelliamo qualche file da 1-2-3, tanto chi se ne accorge?”), giochi pieni di virus, programmi astrusi (del tipo che ti chiedevano due numeri dicendo di sommarli. Una volta inseriti, si inchiodava), fogli di 1-2-3 lasciati in giro da chissà quanti anni.

 

Nel 96 passai dal biennio comune dell’ITIS al triennio di informatica, che si faceva in un’altra scuola.

Nel laboratorio di informatica feci conoscenza con il concetto di rete (al biennio erano tutti pc stand-alone).

Ottima cosa, del resto. Aumentava le possibilità, per uno studente di 16 anni, di fare casini.

In quei tre anni passai dagli M24 del biennio ai 486.

O meglio, i primi due anni eravamo in un laboratorio al piano terra, dove c’erano ancora degli Olivetti M290, se non ricordo male, col Dos, in cui imparai a mettere insieme qualche linea di C e migliorai il mio Pascal.

Poi passammo a un nuovo laboratorio di informatica, e poi a un’altro ancora, in cui arrivammo a Windows 95.

 

Il laboratorio di Sistemi aveva degli Olivetti pcs44, assolutamente anonimi, ma perfetti per farci girare sopra Sensible Soccer. Quel gioco era dappertutto, in ogni singolo pc c’era.

E quanto ci abbiamo giocato!

 

Ma c’era anche un’altra cosa.

In quegli anni la mia scuola era una delle poche ad avere internet.

Internet + diciottenni; credo abbiate già capito cosa sarebbe successo.

In realtà dal porno ci tenevamo a distanza, girava voce che uno fosse stato beccato a surfare su siti sporcacciosi e fosse stato sospeso.

Per me e il mio compagno di laboratorio il vero spasso su internet era la chat di Radio Deejay.

Quella chat era semplicemente favolosa, almeno per me.

Il divertimento era rompere le balle a chi stava chattando. Cosa da immaturi, certo, ma vi ricordo che si sta parlando di diciottenni che navigavano su internet. Nel 98. Si finiva sempre per insultare a destra e a manca, ricevendo a nostra volta insulti e foto di donne discinte con sotto la scritta “questa è quella tr*** di tua madre”.

 

Tornando a cose più serie, studiammo anche Delphi.

Prima del Delphi avevamo studiato un po’ di Cobol, e quello era piuttosto semplice nel trattamento dei dati. Apri il file, leggi, chiudi. Fine della storia.

Con Delphi ricordo che mi chiesi subito il perchè di tutta la complicazione dei vari oggetti che servivano a manipolare db, tabelle, record.

Riguardo a questo linguaggio mi ricordo anche l’incazzatura del mio professore di laboratorio di Sistemi.

Questo, oltre a insegnare, aveva anche un’azienda di sviluppo, e per Windows sviluppava in Delphi, ma aveva trovato diversi bug.

L’ultimo anno andammo allo Smau, e andò allo stand Borland per chiedere se c’erano delle patch. Questi risposero che si, c’erano, ma a pagamento; diciamo che non la prese molto bene.

 

E arriva il pc

Eravamo rimasti a degli scatoloni la sera della vigilia di Natale.

Ok, dentro quegli scatoloni c’era il mio primo pc.

Un Olivetti PCS86, schermo bianco/nero, tastiera 102 tasti, un drive floppy da 720kb, niente hd.

Insieme al computer c’erano solo i manuali e tre floppy, uno con il dos, l’altro con la diagnostica, e il terzo era tipo “conosci il tuo computer”, ma il tipo del negozio mi aveva allungato anche tre floppy di giochi, rigorosamente piratati.

Uno era Outrun, il secondo era Motogp, e il terzo era F1gp.

Ricordo però che passai tutta la sera a giocare, tant’è che poi a messa di mezzanotte ci andai con gli occhi che bruciavano.

Su quel computer ho mosso i miei primi passi.

Cominciai a comprare delle riviste in edicola, allora c’era la mitica “PcMagazine+Pcfloppy”, che nel dischetto allegato aveva davvero degli splendidi programmi.

Naturalmente però cominciai a volere di più: va bene usare i programmi, ma come si fa a crearne di nuovi?

Con il Dos 3.3 c’era il Gwbasic,e la Olivetti aveva avuto la grande idea di allegare un manuale di riferimento per quel linguaggio.

Per un ragazzo di 14 anni  era un mondo che si apriva.

Fare un programma, non solo usare quelli già fatti.

Beh, certo con un manuale di riferimento e basta, capire come si sviluppa era un bel problema.

Ma poco per volta i sorgenti prendevano forma.

 

Però c’era un problema, volevo sempre di più.

In quei tempi, in un piccolo paese come il mio, non era davvero semplice procurarsi compilatori o programmi, anche copiati, tutt’altro.

Avevo un paio di amici che mi passarono qualcosa.

Il primo, A., mi passò, oltre a qualche gioco, il Turbo Pascal. Che versione non ricordo, ma aveva il suo IDE, ci andavo davvero matto, e in pochissimo tempo il basic finì nel dimenticatoio.

L’altro, D., mi passò, oltre a qualche gioco (tra cui ricordo Guerilla War), mi passà anche un bel virus.

Il bastardone era il Jerusalem B, che oltre a tutto il resto aveva un bug (credo fosse un bug, altrimenti lo sviluppatore che ha scritto quel virus era un emerito idiota) che  lo portava a reinfettare continuamente, a ogni avvio, gli eseguibili già infetti, il che li faceva gonfiare come palloni, al punto che un EXE diventava così grande da non entrare più in ram.

Un amico dei miei si offrì di pulire il tutto, ma il problema era che da poco avevo fatto installare un hd, il che voleva dire quasi sicuramente che sarebbe stato da zappare, cosa infatti dovemmo fare.

Ripartire da zero fu davvero difficile: mi era rimasto il Dos, il Pascal, i miei sorgenti e poca altra roba, il resto era kaputt.

 

 

Cosa c’era prima?

Prima di che?

Del mio primo computer, ovviamente!

Diciamo che quel qualcosa, quell’essere attirato dai computer, ce l’ho sempre avuto.

Il mio primo contatto con l’elettronica è stato credo a 6 o 7 anni, quando mio padre mi ha comprato un videogame.

Era un gioco di auto, molto semplice, anzi diciamo grezzo.

Poi è arrivato un regalo di mio zio, che mi aveva passato il vecchio videogame del figlio.

Era Pong, o meglio, uno dei millemila cloni che in quegli anni il mercato stava tirando fuori. Anche se a essere precisi ormai Pong era passato di moda da un pezzo, ma un regalo così buttalo via!

Mio zio mi aveva regalato il Pong perchè al figlio aveva comprato per Natale quello che per me è stato amore a prima vista.

L’Olivetti PC128S. Ancora oggi leggendo questo nome mi emoziono.

Mi ricordo ancora, trent’anni dopo, di mio cugino che ci faceva vedere a usare il programma di disegno e i suoi giochi.

Splendido, e me lo comprerei volentieri anche oggi, se non costasse un’occhio.

Ci morivo dietro, niente da fare.

Poi un’altro cugino aveva uno Spectrum, però non sembrava molto interessato a quella macchina, gli piacevano di piùi giocattoli tradizionali, e io non ebbi modo di metterci su le mani.

Un mio amico aveva un C64, ma ci giocava solo, per lui praticamente la tastiera non esisteva. Metti cassetta e gioca, quello si faceva a casa sua.

 

Qualche anno dopo, penso fosse l’89 o il 90, io e la mia famiglia andammo a una di quegli eventi in cui gli organizzatori vendevano i C64 con insieme l’enciclopedia “elettronica”.

Il tipo spiega la rava e la fava, e poi spara il prezzo: mi sembra di ricordare che per un C64 e l’enciclopedia (che alla fine erano delle cassette con una bella scatola) ci chiese 2.500.000.

Ovviamente mio padre non abboccò, cosa che mi lasciò l’amaro in bocca.

Questa delusione durò ben poco, perchè poi la sera della vigilia di Natale 90, o 91,  arrivò un tipo con dei grossi scatoloni.

Ma questa è un’altra storia.

 

Presentazione

Questo blog vuole essere un cassetto dei miei ricordi che riguardano i primi passi che ho mosso nel mondo dell’informatica.

Spesso si chiede: “Quando hai cominciato?”.

E fin li’ è facile rispondere.

A volte però bisogna chiedersi: “E’ una passione, o è solo un lavoro, un hobby, un passatempo?”.

Beh, nel mio caso è una passione.

Altri hobby, passatempi o lavori sono andati e anche tornati, ma l’informatica, anzi “il compiuter”, è rimasto.

Sono passati ormai 23 anni da quando ho messo le mani sopra il mio primo computer, e non l’ho più mollato.

Questo è il mio viaggio nel mondo dell’informatica, e spero che le mie piccole storie possano farvi sorridere, come fanno sorridere me nello scriverle.

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