Mi sono diplomato nel 98 come perito informatico, e lì mi sono fermato.

Niente laurea, mi sarebbe piaciuto, ma avevo deciso di cominciare a lavorare e mantenermi da solo.

 

I cinque anni di superiori li ho fatti all’ITIS, i primi due erano comuni a tutti gli indirizzi, i tre successivi erano invece specifici.

Nel biennio di informatica ce n’era poca.

La maggior parte era laboratorio, dove si usava Lotus 1-2-3 per simulazioni e calcoli per la materia di Fisica.

Ricordo i mitici M24 della Olivetti, già anzianotti allora, ma che hanno supportato, e sopportato, anni e anni di maltrattamenti di studenti che li hanno usati come immondezzaio per qualsiasi cosa saltasse loro in mente.

Monitor a fosfori verdi, case enormi, tastiere grosse e pesanti, tutto in quei pc faceva pensare a “questo è un computer serio, è da lavoro, mica per giocare”.

E non era mica sbagliato. Lasciate perdere le fighetterie dei Mac di oggi, con l’estetica ricercata, la tastiera wireless, il mouse che sembra una scultura moderna; quello era un pc che avresti potuto buttare dal primo piano, e avrebbe continuato a funzionare come niente fosse. Niente fronzoli, solo sostanza, affidabilità e lunga durata.

 

Tornando al laboratorio: virus a manetta, ricordo che uno degli M24 aveva quello che faceva “cadere le lettere”, creando una cascatella di caratteri che scendevano giù, stile Matrix.

Gli hd di quei pc rigurgitavano di porcherie: Dos a cui mancavano degli EXE, gli 1-2-3 che andavano a banane tutte le volte che c’era da stampare (“uhm… mi mancano 50kb sul disco fisso per copiare questo gioco, ‘spetta che faccio un po’ di spazio. Ma si, cancelliamo qualche file da 1-2-3, tanto chi se ne accorge?”), giochi pieni di virus, programmi astrusi (del tipo che ti chiedevano due numeri dicendo di sommarli. Una volta inseriti, si inchiodava), fogli di 1-2-3 lasciati in giro da chissà quanti anni.

 

Nel 96 passai dal biennio comune dell’ITIS al triennio di informatica, che si faceva in un’altra scuola.

Nel laboratorio di informatica feci conoscenza con il concetto di rete (al biennio erano tutti pc stand-alone).

Ottima cosa, del resto. Aumentava le possibilità, per uno studente di 16 anni, di fare casini.

In quei tre anni passai dagli M24 del biennio ai 486.

O meglio, i primi due anni eravamo in un laboratorio al piano terra, dove c’erano ancora degli Olivetti M290, se non ricordo male, col Dos, in cui imparai a mettere insieme qualche linea di C e migliorai il mio Pascal.

Poi passammo a un nuovo laboratorio di informatica, e poi a un’altro ancora, in cui arrivammo a Windows 95.

 

Il laboratorio di Sistemi aveva degli Olivetti pcs44, assolutamente anonimi, ma perfetti per farci girare sopra Sensible Soccer. Quel gioco era dappertutto, in ogni singolo pc c’era.

E quanto ci abbiamo giocato!

 

Ma c’era anche un’altra cosa.

In quegli anni la mia scuola era una delle poche ad avere internet.

Internet + diciottenni; credo abbiate già capito cosa sarebbe successo.

In realtà dal porno ci tenevamo a distanza, girava voce che uno fosse stato beccato a surfare su siti sporcacciosi e fosse stato sospeso.

Per me e il mio compagno di laboratorio il vero spasso su internet era la chat di Radio Deejay.

Quella chat era semplicemente favolosa, almeno per me.

Il divertimento era rompere le balle a chi stava chattando. Cosa da immaturi, certo, ma vi ricordo che si sta parlando di diciottenni che navigavano su internet. Nel 98. Si finiva sempre per insultare a destra e a manca, ricevendo a nostra volta insulti e foto di donne discinte con sotto la scritta “questa è quella tr*** di tua madre”.

 

Tornando a cose più serie, studiammo anche Delphi.

Prima del Delphi avevamo studiato un po’ di Cobol, e quello era piuttosto semplice nel trattamento dei dati. Apri il file, leggi, chiudi. Fine della storia.

Con Delphi ricordo che mi chiesi subito il perchè di tutta la complicazione dei vari oggetti che servivano a manipolare db, tabelle, record.

Riguardo a questo linguaggio mi ricordo anche l’incazzatura del mio professore di laboratorio di Sistemi.

Questo, oltre a insegnare, aveva anche un’azienda di sviluppo, e per Windows sviluppava in Delphi, ma aveva trovato diversi bug.

L’ultimo anno andammo allo Smau, e andò allo stand Borland per chiedere se c’erano delle patch. Questi risposero che si, c’erano, ma a pagamento; diciamo che non la prese molto bene.